Benvenuti ai pellegrini della parola.....

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martedì 24 febbraio 2009



Verrà la notte

di Giorgio Bongiorno (2008)



ansia  nascosta dell’inesorabile
discesa del buio
dei pianeti
sulle cose del bosco
mite crepuscolo
di passioni infuocate di adolescente vigore
amori ingialliti
 nella memoria
sublimi attimi di attesa
nel suono disteso di parole mai
pronunciate
sfumano
 nel silenzio
con la tenue luce del giorno
e si accendono memorie
vagabonde
 
vicende leggere come seta
tessuta
 con  il fuso del tempo
il segno di una invocazione
antica e solenne
quasi una preghiera
processione di
alberi allineati sul sentiero di casa
trepidi intrecci di illusioni
 
frammenti
 di  storie consuete
faville disseminate nel cielo
echi sommessi di ottoni luccicanti
nel dolore mesto del commiato
eppure
il
 mattino era stato tanto dolce
corolle variopinte
gemme trasparenti di rugiada
promesse di caldo sole
 d’estate
il corpo geme
si svuota adagio
per lasciar posto all’anima
gli occhi si chiudono
nell’ebbrezza profumata
del sogno
ancora un
  accorato cenno
di
 speranza
l’altalena giocosa dei gabbiani
 
sul mare increspato della baia
la sirena lontana di un naviglio solitario
poi
 
dalle nuvole chiare
  
improvvisa una
 raffica di vento
fra i
 pochi colori della notte
spegne l’insistente ricordo
  di quel bacio
tenero
indimenticabile
e accompagna
 fedele
l’ultimo struggente respiro
della vita
  


La turba di Cantiano        

di Giorgio Bongiorno (2008)

Calcano  il sentiero impervio della collina

Nel cielo terso della primavera di cantiano

Il vento leggero accompagna nei boschi

Il sapore lontano della battigia  

Il pigolio di pace degli uccelli

Sulle cime dei pioppi

Le antiche cantilene dei cori distanti di preghiera

Sofferte litanie  del dolore

Disperati lamenti  di solitudine

Soffuse laudi di gloria

Lugubri rintocchi intonati dalle  campane del colle

Segnano l’angoscia del lungo cammino della fede

Il profumo di ginepro acceso dai focaroni

Abbagliati  dal lampo

Dell’orazione  divina

Il sacrificio della salvezza

Pervade  gioioso

La  povera mesta  turba

Perduta nell’inquietudine del peccato

Ancora sguardi increduli

Celebrano   attraverso i secoli della   memoria

Il  clamore  delle armi

La miseria delle   carestie

Mai dimenticate

L’amara  sconfitta  della carne

Ardono sul monte

Le croci maledette dell’olocausto

Le fiamme sembrano cancellare  il chiarore delle  stelle

Il solenne

Misterioso riscatto  

Della speranza

Illumina sovrano

Il  buio insistente della  notte

 


La foresta nera                         

di Giorgio Bongiorno (2008)

 

In quel bosco lontano

Fitto  come le trame di un tappeto

sull’ansa

del grande fiume disteso

Nella pianura

Scorre  pigra la malinconia di questo giorno

Forse il paradiso ha angoli così vicini  

Così lontani dalle metropoli  sfavillanti

Di gente  altera

Assetata  di luce e di colori

Artificiali

Un volo di cicogne riempie il cielo

Terso  delle angosce  del mondo

Entrano piano  nell’anima le nuvole  chiare

Del tramonto

Una breve immagine  dell’infanzia

Antica come il fusto di alberi immortali

Ancora incredibilmente viva 

Un ardito filo di brezza  fa stormire

L ’armonia giocosa delle fronde

Il sentiero

Si snoda curioso nel silenzio  impietoso della selva

Ferito da

Qualche grido ignaro

Di uccelli

Insinuato

Nell’orchestra della sera

Resta il tempo grato  dei ricordi

Ad affollare lo schermo  opaco dei pensieri

Prima del buio  insistente

Della notte

 

 


Figure                           

di Giorgio Bongiorno (2008)

Non la vedevo mai riposare prima di noi

Fino a notte  tarda

Icona benedetta della fatica di vivere

Insieme alla gioia

Di vederci intorno

Garrula schiera di bimbi

Pensavo sovente  a mia madre

Al suo insistente lavoro

China sul tavolo  della sera

Dopo la cena e il fuoco antico

Del camino

Mai assente

Assonnata

Distratta  

E mi chiedevo cosa riservasse a lei

Il mondo  degli altri

Quelli  fuori di casa

Sono ora solo  figure  sfuggenti

Nell’invisibile  schermo della memoria

Colori sfumati dietro le quinte del   passato

Non ne riconosco più i contorni lucenti

Solo l’eco confusa di qualche  voce distante nel tempo

Il clamore di grida indistinte

Il segno  di uno sguardo furtivo

Qualche devoto accento di  preghiera

Recitato prima del crepuscolo  

Di lei  sono rimaste  nell’anima

Orme di serena giovinezza

Nitide tracce  di questo angusto sentiero

Di lei ancora si staglia nella mente   

l’ultimo tenue

Immobile sorriso

di quel lontano

Freddo giorno di Novembre 


Dove sono i bei momenti   

di Giorgio Bongiorno (2009)

Sono orchestre  di   archi

Sospiri di 

Timpani  e fiati

nella magia di quell’incontro

passione di un giorno che pare sempre ieri

cori lontani  di letizia

svaniti nel tempo e nello spazio

avrei  forse scordato  anche quel lungo bacio

se non sentissi ancora intorno a me

quell’insistente aroma

Il tenue profumo della sua pelle

inseguire giovane e ardente

il palpito dei  miei pensieri

accarezzare la mia mente  incantata

blandire  il mio desiderio

nutrire la mia perenne speranza

rivedo spesso  quegli occhi

muoversi curiosi

nella confusione della festa

i commiati non sono mai lieti

brandelli di vita che si perdono

sento il guizzo di quello sguardo

come il fruscio di un capriolo impaurito

fuggire fra gli alberi

sul  sentiero impervio della vetta

nell’estasi del sogno

sboccia  come allora

insistente nel prato dei miei ricordi

il fiore di quella voce  e quei  dolci petali dell’anima

colorati d’amore

nella cornice dorata del tramonto

irradiano una luce d’incanto

emanano  inquieti effluvi

Dolci  indimenticabili momenti

Volati  via dalla vita

Insieme  al vento del bosco

di quel lontano

giorno di primavera

 

lunedì 23 febbraio 2009


Occhi di donna     

di Giorgio Bongiorno (2008)

 

Gli  occhi di una donna

Scrutano  l’orizzonte

Dorato

Di  un limpido tramonto  d’inverno

Ritorna spesso alla mente l’amplesso di quello sguardo

Il sottile disegno di pupille lucenti

L’ansia di attese solitarie

La fiamma   di lontane  passioni

Bagliori improvvisi

Scolpiti nel tempo della memoria

Ansie sfuggite  ancora

Nel palpito   di tenere illusioni

Intrecciate  dall’eco

Di   pensieri  inespressi

In  lunghe notti d’amore

Stregate

Dai colori dell’iride

E pareva

Di  un angelo  azzurro

Il ritratto incantato

Di abeti accarezzati dall’ombra delle cime  

E dalla rugiada del cielo

Il  volo radente dell’airone

La danza di parole  consuete

Consumate dalla cantilena di melodie

Mai spente nel ricordo

il  giovane

Insistente  ardore

Del sogno

Invano cerco

Fra la  folla distratta

Di giorni tutti uguali  

Le orme di quel commiato

Il segno indelebile    di quel

Dolce

Suadente  sorriso 


Al mattino              

di Giorgio Bongiorno (2008)

È al mattino 

Quando  più intensa la pena di vivere

Incontra  

Lo  sconfinato  divino richiamo delle galassie

Lo scherno dell’inganno di   ogni giorno

L’ intricato dolore del bosco  della vita

L’antica angoscia  del sogno infinito

La spaventosa minaccia del vuoto  eterno

L’ingiurioso oltraggio  della solitudine  

Il disprezzo della tempesta di luoghi comuni

Pronti ad assalirti appena fuori di casa

Le rozze  catene di un’esistenza vagabonda

Il remoto fantasma della miseria   

Il  sonno indifferente  di  milioni di corpi

Ammassati  

Nel gelo di una  metropoli distratta

Ogni  giorno più lontani  

Dal tenue sospiro  dell’anima

Addossata ai  marmi di una stazione

Su un giaciglio di cartone

Estrema  dimora della vergogna

È al mattino

Quando il primo raggio di sole

Si  insinua fra nuvole scure

E sfida altero la nebbia di edifici tutti uguali

Allineati sul  percorso consueto

Che l’azzurro del cielo e

Il profilo lucente delle colline

Accompagnano   

Con l’impeto della burrasca

I pensieri erranti  nel vento d’inverno

L’inviolato mistero della fede

L’eco sommessa  di una invocazione  

La  insistente  umana speranza

del perdono

e  implorano    

in  preghiera

alla clemenza  del Padre  

Il  dono purificatore del risveglio

Prima  della fine 


Nuvoloni                                                    

di Giorgio Bongiorno (2009)

Il campo inondato ancora

Degli ultimi raggi

Rispecchia il cielo denso  di nuvole

Minacciose ed altere

Pesanti  

Colorate   di piombo

Il sole non cede

Alla sferza della tempesta

Sta  a vegliare fino all’alba

Pronto a crescere ancora

Sulla spianata della bonaccia

L’anima forte non brucia

Al fuoco insistente delle saette

Non teme

Lo scoppio improvviso di dardi celesti 

La quercia non si spezza ai capricci impietosi della tramontana

L’aquila  non si piega alla solitudine del silenzio

La gioia non muore nella fredda morsa della disperazione 

Il bene non soccombe alle solerti insidie del male  

La cascata della vita

Non  si arresta

Alla morsa del gelo

La memoria  non si perde  alle fragili insidie del tempo

La speranza 

non si piega al dolore

Delle sconfitte

Del  mondo

L’eterno  miracolo della creazione

Non svanisce 

Al solenne monito delle tenebre 

Agli uomini saggi

Basta  quello squarcio  azzurro

In fondo all’orizzonte

Sono certi che

Alla fine

Su questa  piccola

goccia di rugiada

dell’universo

Tornerà la luce

 



Angeli del nostro tempo     di Giorgio Bongiorno (2008)


Sono nato quando forse eri alla fine

Dei tuoi studi

E mi pare di averti incontrato bambino

Per qualche stradina  della vecchia Pavia

Talvolta penso  di averti conosciuto da sempre

Come si dice degli angeli

custodi 

del nostro tempo

Adesso ci scambiamo messaggi di affetto e di poesia

Oltre l’orizzonte degli anni

Ho visto nei tuoi occhi la gioia

E l’amore  della vita

Ho sentito con te il tema struggente di quelle note

Accompagnare  la danza di quel filo di vento

Sul pentagramma dei  petali vermigli delle rose di maggio

ho camminato con te per il sentiero

dei sospiri

anch’io sono ancora trafitto al pensiero

del  dolore della scomparsa

di quel sorriso

all’angoscia di quel triste commiato

quasi fosse successo a me

tutti abbiamo uno di quei giorni

il tuo giorno era anche il mio

e quella luce si era spenta anche per me

ho assistito alla tua genuflessione

di fronte al  sacro mistero della fede

mi sono inchinato con te davanti all’eterno 

miracolo della montagna

allo stormire delle foglie del bosco

al profumo della primavera delle colline

al raggio di  rugiada sull’erba dei prati

allo scroscio della  cascata fra le rocce

ho recitato  poi con te l’antica

solenne  cantilena dell’amicizia

e anche oggi

mi pare di averti incontrato  bambino

per qualche stradina  della vecchia Pavia

e penso  ancora di averti conosciuto da sempre

come si dice degli angeli

custodi

del nostro tempo

 

 

 


  Luca

  di Giorgio Bongiorno (2008)




E’ difficile sentire il soffio degli affetti

Nella giostra antica della corsa

Tre chiude due

Subito a sinistra quattro

Quando gli sguardi sono fissi ed il cuore teso

I nostri giorni navigano veloci come il bambino

Indietro nella serpentina del tempo

Senti il sapore di quella terra

Cinque quattro tre  due uno via

Subito lima

Hai davanti gli occhi  dolci di una giovane donna

Stretta stop

Il motore romba sulla doppia lunga

Destra piena vai

Forse era un angelo

Frena subito chicane lascia vai

Quattro doppia lascia

Ti pare di poterla incontrare

Due gira in destra due apre

Lima sinistra tre meno

Tre vai

Dopo quella curva a gomito

La vedi fra tutta quella gente

Assiepata dietro le transenne

Colorata di curiosità e di attesa

Stai a destra in lima sinistra quattro

Uno apre settanta

Possibile sporco

Vorresti portare con te quel sorriso

Insieme al vento di questo tardo autunno

Senti indistinta un’eco lontana

Forse il tuo nome scivola sulle foglie

Quasi  un tappeto chiassoso per la strada

Ancora bagnata dell’ultima pioggia

Il tramonto si apre maestoso all’orizzonte

Sinistra cinque frena

Inversione sinistra occhio interno

Trenta sinistra novanta attenzione brutta  destra

Dipinge sornione il segno lieve del destino

Con la brezza sottile dei ricordi

Arriva sovrano il buio della notte

E i comandi diventano invocazioni

In lima sinistra quattro

Sempre quel volto insistente

Il profumo discreto di quelle labbra

Apre vai lascia venti

Sinistra cinque meno

E tutto di addormenta nel ronzio di motori distanti

Fino al segreto

Ardito

Quasi sfuggente

Sogno velato del traguardo