
Al mattino
di Giorgio Bongiorno (2008)
È al mattino
Quando più intensa la pena di vivere
Incontra
Lo sconfinato divino richiamo delle galassie
Lo scherno dell’inganno di ogni giorno
L’ intricato dolore del bosco della vita
L’antica angoscia del sogno infinito
La spaventosa minaccia del vuoto eterno
L’ingiurioso oltraggio della solitudine
Il disprezzo della tempesta di luoghi comuni
Pronti ad assalirti appena fuori di casa
Le rozze catene di un’esistenza vagabonda
Il remoto fantasma della miseria
Il sonno indifferente di milioni di corpi
Ammassati
Nel gelo di una metropoli distratta
Ogni giorno più lontani
Dal tenue sospiro dell’anima
Addossata ai marmi di una stazione
Su un giaciglio di cartone
Estrema dimora della vergogna
È al mattino
Quando il primo raggio di sole
Si insinua fra nuvole scure
E sfida altero la nebbia di edifici tutti uguali
Allineati sul percorso consueto
Che l’azzurro del cielo e
Il profilo lucente delle colline
Accompagnano
Con l’impeto della burrasca
I pensieri erranti nel vento d’inverno
L’inviolato mistero della fede
L’eco sommessa di una invocazione
La insistente umana speranza
del perdono
e implorano
in preghiera
alla clemenza del Padre
Il dono purificatore del risveglio
Prima della fine
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