
Il tempo
Qualche volta perdo il filo del tempo
La mia memoria diventa rada
Incalzante
Bizzarra
Come una uggiosa giornata di nebbia in pianura
Si apre per incanto il dominio dei sogni
Delle immagini composte a mente
Con i pezzi scolpiti nella fantasia
E corro su per il sentiero della storia
Quella dei libri del soppalco
Nascosti nella polvere di decenni
O dei quadri di quella lunga galleria
Figure vestite a festa
Allineate in ordine di morte fino alle radici della stirpe
Sguardi imbottiti di arrogante immortalità
All’improvviso il cortile del castello pieno di cavalieri
Costumi colorati
Corazze luccicanti
Odore pungente di tenzone
Pensieri inquieti che si muovono
Sguardi rivolti alla torre e al suo segreto
Prima della grande sfida
Una coppia di falchi si va a posare sulle pannocchie
Lucenti accatastate nell’aia
È tardi per ritornare ad oggi
A questa pioggia battente di primavera
A questa angoscia atavica di vivere il presente
Immersi come siamo in questo perfido e sottile inganno del ricordo
Mi viene di restare insieme ai compagni di allora
Di andare a vincere questo torneo
Mi viene di insistere in questo improbabile
viaggio nel passato
Con questi cavalieri educati e inquieti
So che sta succedendo qualcosa
So che successe qualcosa
Mi da però l’illusione di credere che sia diversa questa volta la fine
Che sia possibile ricostruire almeno quel giorno
Indossare le maschere di allora
Rimettere in scena quegli svaniti protagonisti
E inserirli in quella raccolta di menzogne
Mutando il senso della sconfitta
Convincendo la folla di adesso che tutto finì diversamente
Non come tramandano quei cronisti disattenti
O quei ritratti immobili
Tutti uguali
Qualche volta perdo il filo del tempo
E resto attonito
Incredulo
Posseduto da quelle storie
Sprofondate nell’abisso dei secoli
Con la meraviglia
E lo stupore
Di un bambino