
Urne bianche
Difficile dimenticare
Il fragore delle scosse di quella notte
La furia del sisma assassino
L’inferno dell’orchestra dei crolli
Le grida soffocate dai calcinacci
L’angoscia di quegli attimi
L’urlo straziante delle sirene
La minaccia degli sciami
Eppure tutta la città dormiva fiduciosa
Convinta che Dio
Onnipotente
Paziente padre
Della famiglia dell’uomo
Vegliasse su quella faglia malvagia
Una bimba dormiva stretta fra le braccia consuete
Sicura e protetta dall’amore del suo nido
Ora giace esanime
Pallida salma rigida di morte
Deposta in un piccolo cofano bianco
Sulla bara immobile della madre
Allineata come tante
In una grande piazza attonita
In mezzo ad una folla ancora incredula
Ammutolita dal dolore
Inchinata nella devozione
Raccolta nella dignità
Unita nel pianto
Ferita nel corpo e nella mente
Rassegnata nello spirito
Stremata dall’angoscia
Incalzata dalla paura
Passerà molto tempo
Prima di ricostruire i sacri templi della carità
Di innalzare i campanili della preghiera
Di ricomporre i solenni archi della fede
Di appendere i crocifissi della speranza
Prima di trovare una giusta consolazione
Per questa amara sofferenza
Prima di sbiadire la dolce e crudele immagine
di quei piccoli scrigni bianchi
Verdi virgulti falciati da questa spietata primavera
Quelle anime bambine
Innocenti
Strappate alla terra e
Volate via
Con il vento di tramontana
Oltre il confine delle nuvole
Nel cielo d’Abruzzo
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