
Terremoto in Abruzzo
Gli uomini lo fanno per il gelo
Per i brividi della febbre
Per l’avvicinarsi delle tenebre nel bosco
In bilico
Sull’orlo di un abisso
La terra lo fa nel suo viaggio attraverso le galassie
Scuote la fissità delle rocce della crosta
Nella insistente deriva dei continenti
Dal primordiale regno della Rodinia
Poi il continuo cozzo delle falde
Momenti di sconvolgimento
Distruzione di paesi e città
Che si ripiegano su se stessi
Crollo di campanili sui sagrati increduli delle piazze
Storie di secoli che scompaiono senza tregua
Nella guerra fra placche
Ingoiate dal magma dei vulcani
Nel cuore della notte
Quassù imprevedibili
Detriti delle case
Orgoglio della gente
Spettacolo di desolazione e di morte
Innocenti
Vittime delle proprie dimore
Come in un gioco bambino
Resta intenso fra le macerie
Il profumo dei primi fiori di primavera
A coprire nel sole accecante del mattino
L’ odore acre delle salme
Allineate ai lati della strada principale
L’ostinazione attenta dei soccorritori si mescola
Al pianto disperato dei congiunti
E l’eco sommesso di una preghiera
Recitata a bassa voce
La nenia
Di un coro mesto di anime
Ai margini del massacro
Testimonia
Oltre il mormorio della folla
La spavalda sfida dei sopravvissuti
La insistente liturgia del dolore
E lontana
Nel mondo
L ’antica e solenne
Processione della speranza
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