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mercoledì 26 agosto 2009



I giornali


La fretta di queste righe stampate

Parole come merce

Colorata del velo della notizia

Pezzi di anima messi alla berlina

Prima di passare al macero

O fra la polvere di scaffali

Dispersi in corridoi bui

Cose scritte nelle viscere dei sentimenti

Per dire agli altri che guardano stanchi

La fine di un giorno pesante di cronache sempre uguali

Per chiedere almeno l’ascolto egli occhi

Alla storia di oggi

Chiedo ai caratteri ad uno ad uno

Di saltellare

Di scambiarsi di posto

Veloci

In una nenia armonica e noiosa

Che mi addormenti

Pronto domani a rileggere la parte consueta di

Dichiarazioni importanti

Incontri al vertice

Scontri diplomatici

Truffe

Rapine e stupri

Prostituzione

Omicidi

Guerra

E conoscere ancora una volta i premi

Dati all’arte della bottega contemporanea

Avara di messaggi

A soffrire questa sete collettiva di carta

E recitare sommessamente

A bassa voce

Quasi con vergogna

L’elenco dei mostri di questa commedia inutile

Ripetuta

Finisce nella discarica

Con i miei pensieri

La fretta di questo giornale

E i sospiri annoiati della mente

Accompagnano cupi

Sull’onda della consueta menzogna

L’amaro funerale della verità

domenica 2 agosto 2009

Un istante




Forse le note di una antica melodia
Sentita mille volte
O la visione di un cielo senza nuvole ricamato dal profilo dei monti
Qualcuno che arriva nella notte a sconfiggere il buio dell’anima
Un cavaliere vagabondo fra le colline
Un granello di galassia nell’intarsio lucente dell’universo
L’oblio ha sommerso
Negli anni una parte di me
I tratti di un quadro nascosto fra le pareti di casa
Il tragico tremito interminabile della terra
Sul villaggio sepolto nel sonno
Il tenebroso silenzio della piena
Le grida disperate della gente sugli argini del grande fiume
Ho visto fuggire
Quell’istante tagliente come il filo di spada
Inesorabile come il galoppo di nuvole scure
Nella tempesta dell’oceano
Zattera del pensiero
Testimone inerte di quel lungo bacio
Gli occhi tesi a cercare il mistero
Di un sorriso sbocciato per caso
Nella noia
Di un lontano un giorno di primavera
Da allora ho scordato tanti attimi
Nel veloce tempo della vita
Il colore sbiadito delle case
Gli odori antichi del borgo
Il coro stridulo degli uccelli del bosco
Il rintocco del campanile
Ma ancora mi angoscia
Il ricordo di una risposta mai data
Ancora mi brucia nell’anima
La ferita inquietante
Di quell’istante
Tagliente
Come il filo di spada

Nel cielo delle Alpi

Volando fra quei cumuli bianchi e leggeri su cui si inerpicano

Austere le vette più alte della grande catena

Ho sentito nell’aria gelida il sottile profumo dell’anima

La neve ricopre sovrana il ricamo tagliente dei monti

Disegna un ritratto irreale del mondo

Il tempo impetuoso della vita intreccia la sua danza

Agli sterminati immortali spazi dell’etere

Favole antiche ornate di cuspidi e pilastri di roccia

Senza i sentieri nascosti nel bosco

O scolpiti sul pendio dei colli

Lontano il mormorio cupo del torrente

E quasi spento il concerto di valli verdeggianti e solenni

Immobili testimoni della fatica dell’uomo

Complici dei consueti riti del cammino

Delle emozioni della salita

Del fruscio di ali

Affidate ai capricci del vento

Solo lassù

Giunge intatta la sublime magia del sorriso

Si librano riflessi di corolle dorate

Si attenua il dolore dell’ultima lacrima

Si esalta il festante tripudio dell’iride

Si spegne l’eco delle tempeste dell’uomo

Solo lassù

In questo oceano sterminato di sentimenti

Ti vorresti fermare un momento

Inchinarti in preghiera

Chiudere gli occhi abbagliati da tanta luce

Attendere la penombra del crepuscolo e

Celebrare in silenzio

L ’ eterno miracolo del cielo


Aquile dei ghiacciai

Posarsi come un aquila sulla coltre bianca

Con le ali immobili e spiegate

Come accade spesso nelle illusioni dell’uomo

Sfiorare appena il tappeto dell’ultima neve

E incontrare la generosa solitudine delle vette

La macchina tace per un momento

Nella immensa distesa di guglie

L ’ anima

Inondata di rispetto per queste austere pareti

Attenta a quel sottile velo di nuvole in fondo al colle

Si ricongiunge al solenne mistero del cielo

Al mito della divina materia

L ’aria sottile brilla dei raggi del mattino

Intorno a perle di rugiada

Sbocciate come petali di campo

Quanti pensieri in questo attimo di magia

Il balzo del sogno atavico di Icaro

Il fiorire di cento mongolfiere multicolori

L ’argentea chimera della luna

Forse la chiave dei segreti miti dell’universo

Un inchino di preghiera

Poi scivolare veloci e lievi sul pendio

E distaccarsi come da un lungo letargo

Fino al vuoto della valle

Per il rito antico del ritorno