
Siamo nati al fragore delle bombe
nei gelidi rifugi delle città
Madri eroiche fra le macerie
Padri vagabondi
In fuga per le campagne
Distrutti
Come le stazioni fatte a pezzi
Nella fitta nebbia di quel lontano Novembre
Non c’era stata neanche la vendemmia
Sotto i vigneti ancora carichi
Il fiume pareva dormire pigro
Nelle sue anse immobili
Arterie di limo insanguinate
Giovani arditi
Spossati dalla fatica
Piegati dagli orrori della guerra
Dall’atroce disumana tenzone della vendetta
Senza via di scampo
Sulla sabbia rovente d’Africa
O sui monti d’Appennino
Cadevano adagio
Come piante senz’acqua
Certi che anche l’inferno di quella corsa
Dovesse finire presto
Qualcuno avrebbe scritto nella storia
Questo inutile gioco di morte
Senza quegli occhi sbarrati
Dei compagni caduti sulle ginocchia
E quei lamenti difficili da dimenticare
Nell ’assurda cantilena della mitraglia
Siamo cresciuti con i mulinelli di polvere
Nel vento impietoso dell’autunno padano
Abbiamo costruito il resto della vita
Su quelle meste rovine
Stampate ancora nella mente bambina
Adesso qualche volta
Camminando fra le case colorate
Le stesse di allora
Ci assale ancora la paura di quei muri cadenti
Sentiamo quegli odori
Guardiamo intorno circospetti
Oltre il profilo mai dimenticato di quelle
Pareti
In piedi per miracolo
Di quei pilastri
Lasciati spogli
Dall’ultima granata
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