
Una di quelle vite nascoste nell’inferno delle favelas
Una di quelle migliaia alla ricerca di un angolo di luce
Una di quelle formiche ingoiate da un mondo distratto
Uno di quei volti scolpiti sulla soglia di porte multicolori
Occhi grandi ed inquieti
Incollati a finestre tutte uguali
Magari quelli spalancati
Colmi di gioiosa angoscia
Di un bambino
Seminato dalla sorte di un amore improvviso
Rubato
Quasi animale
Abbandonato alla fame di ogni giorno
Senza la pietà di nessuno
In questo caleidoscopio di immagini
Sguardi fissi
Destini inventati per gioco
Vissuti giorno per giorno
Intrecciati da arcane forze primordiali
Sconosciute
Senza il conforto di un campanile
La discreta
Solenne
Solitudine di un cimitero
Senza neanche il sogno di un viale pieno di alberi verdi
Dicono che anche Dio
Grande e misericordioso
Abbia abbandonato questi piccoli vicoli
Maleolenti
Chiusi dalla vergogna
Eppure sembra che tutta questa gente stia pregando
Dietro muri spenti dal calore del tramonto
Pieni di invocazioni
In una solenne involontaria adunata
Anche le case allineate sulla collina
Strette l’una all’altra
Si inchinano a celebrare
Senza il rintocco di campane festanti
Nella miseria
Con il profumo lontano e pungente del mare
E le vele danzanti nel vento della baia
L’eterno
Immortale
Miracolo della fede
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