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sabato 21 novembre 2009

Favelas










Una di quelle vite nascoste nell’inferno delle favelas

Una di quelle migliaia alla ricerca di un angolo di luce

Una di quelle formiche ingoiate da un mondo distratto

Uno di quei volti scolpiti sulla soglia di porte multicolori

Occhi grandi ed inquieti

Incollati a finestre tutte uguali

Magari quelli spalancati

Colmi di gioiosa angoscia

Di un bambino

Seminato dalla sorte di un amore improvviso

Rubato

Quasi animale

Abbandonato alla fame di ogni giorno

Senza la pietà di nessuno

In questo caleidoscopio di immagini

Sguardi fissi

Destini inventati per gioco

Vissuti giorno per giorno

Intrecciati da arcane forze primordiali

Sconosciute

Senza il conforto di un campanile

La discreta

Solenne

Solitudine di un cimitero

Senza neanche il sogno di un viale pieno di alberi verdi

Dicono che anche Dio

Grande e misericordioso

Abbia abbandonato questi piccoli vicoli

Maleolenti

Chiusi dalla vergogna

Eppure sembra che tutta questa gente stia pregando

Dietro muri spenti dal calore del tramonto

Pieni di invocazioni

In una solenne involontaria adunata

Anche le case allineate sulla collina

Strette l’una all’altra

Si inchinano a celebrare

Senza il rintocco di campane festanti

Nella miseria

Con il profumo lontano e pungente del mare

E le vele danzanti nel vento della baia

L’eterno

Immortale

Miracolo della fede

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