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sabato 5 settembre 2009


Serenade di Giorgio Bongiorno (2009)

Non mi stanco di udire le note di quella serenata di Schubert

Semplice graziosa melodia che si insinua nella mente

Quando gli estremi raggi di sole

Inerti testimoni del giorno accompagnano

L’incedere delle ombre lunghe del crepuscolo

Si spengono adagio i colori del giardino e i profumi dell’estate si attenuano

Con il silenzio degli alberi

Quasi per essere riposti amorevolmente nel cassetto della notte

La campagna si addormenta con le ultime picchiate del falco pellegrino

E l’eco di folti stormi di uccelli neri

Puntuali messaggeri della luna

Si accendono pensieri sul solenne mistero della vita

Chissà perché il buio richiama imperioso la solitudine dell’anima

Un velo discreto di tristezza

Nasconde l’angoscia del cielo che si oscura

Ed agita l’antica speranza dell’uomo

Che domani

L’insistente miracolo della luce

Ripeta la sua cantilena di sempre

E che il ritmo incessante della pioggia risvegli

Gocce di pianto perdute nell’oceano dell’indifferenza

Lame taglienti abbandonate alla ruggine del tempo

Insieme alla memoria di cose lontane

Sogni rivissuti negli anni

Segreti intimi dell’essere

Evocati di rado

nell’ipnosi forzata dello spirito

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