
Serenade di Giorgio Bongiorno (2009)
Serenade di Giorgio Bongiorno (2009)
Non mi stanco di udire le note di quella serenata di Schubert
Semplice graziosa melodia che si insinua nella mente
Quando gli estremi raggi di sole
Inerti testimoni del giorno accompagnano
L’incedere delle ombre lunghe del crepuscolo
Si spengono adagio i colori del giardino e i profumi dell’estate si attenuano
Con il silenzio degli alberi
Quasi per essere riposti amorevolmente nel cassetto della notte
La campagna si addormenta con le ultime picchiate del falco pellegrino
E l’eco di folti stormi di uccelli neri
Puntuali messaggeri della luna
Si accendono pensieri sul solenne mistero della vita
Chissà perché il buio richiama imperioso la solitudine dell’anima
Un velo discreto di tristezza
Nasconde l’angoscia del cielo che si oscura
Ed agita l’antica speranza dell’uomo
Che domani
L’insistente miracolo della luce
Ripeta la sua cantilena di sempre
E che il ritmo incessante della pioggia risvegli
Gocce di pianto perdute nell’oceano dell’indifferenza
Lame taglienti abbandonate alla ruggine del tempo
Insieme alla memoria di cose lontane
Sogni rivissuti negli anni
Segreti intimi dell’essere
Evocati di rado
nell’ipnosi forzata dello spirito
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