
Non era un sontuoso teatro greco
Nemmeno il palcoscenico improvvisato
Di un’oscura compagnia di provincia
Erano secoli di storia disseminati
In qualche vecchio quadro
Smorfie di tutti i giorni
Dietro l’oro lucente della maschera
Sorrisi strappati all’indifferenza della gente
Sguardi celati come desideri inespressi
Eravamo noi
A passare ad uno ad uno
Davanti a quella strana tribuna
Vite intere ridotte all’apparizione
E alla corsa di un passante sotto la pioggia
Al giudizio estremo di un momento
Poche parole
Cantilene sillabate ed
Impresse nel copione di sempre
Qualche vago gesto d’intesa
Come fossero amici
Da lungo tempo
Un sospiro velato di nostalgia
Un flebile lamento
Forse l’eco di un rimpianto
Poi piano
Inesorabile
Senza alcuna tregua
La fine di ciascuno
Lo svanire di una fiammella
Per lasciar posto
A tutta quella folla di
Maschere meste
Menzogne
Rubate alla vita di tutti i giorni
Frammenti infuocati di passioni
Accatastati fra gli alteri
Profumati costumi dell’epoca
Brandelli di umano dolore fra filari interminabili di bianche betulle
Scavati negli occhi umidi ancora di lacrime
Briciole d’anima
Avanzate da una festa lontana
Attimi di folle euforia
Insistenti domande senza risposta
Comparse allineate sulla scena
Vestite degli stracci variopinti
Del mondo
Dopo la tempesta del giudizio
Restava solo sulle gradinate il silenzio solenne
Uniforme
Di qualche vago rumore di fondo
A ricordare
Quello sprazzo di speranza
Abbozzato per incanto dall’arco dell’iride nel cielo
E quella flebile luce
In fondo alla radura
Che ancora
Ostinata
Illuminava il sentiero del monte
Nemmeno il palcoscenico improvvisato
Di un’oscura compagnia di provincia
Erano secoli di storia disseminati
In qualche vecchio quadro
Smorfie di tutti i giorni
Dietro l’oro lucente della maschera
Sorrisi strappati all’indifferenza della gente
Sguardi celati come desideri inespressi
Eravamo noi
A passare ad uno ad uno
Davanti a quella strana tribuna
Vite intere ridotte all’apparizione
E alla corsa di un passante sotto la pioggia
Al giudizio estremo di un momento
Poche parole
Cantilene sillabate ed
Impresse nel copione di sempre
Qualche vago gesto d’intesa
Come fossero amici
Da lungo tempo
Un sospiro velato di nostalgia
Un flebile lamento
Forse l’eco di un rimpianto
Poi piano
Inesorabile
Senza alcuna tregua
La fine di ciascuno
Lo svanire di una fiammella
Per lasciar posto
A tutta quella folla di
Maschere meste
Menzogne
Rubate alla vita di tutti i giorni
Frammenti infuocati di passioni
Accatastati fra gli alteri
Profumati costumi dell’epoca
Brandelli di umano dolore fra filari interminabili di bianche betulle
Scavati negli occhi umidi ancora di lacrime
Briciole d’anima
Avanzate da una festa lontana
Attimi di folle euforia
Insistenti domande senza risposta
Comparse allineate sulla scena
Vestite degli stracci variopinti
Del mondo
Dopo la tempesta del giudizio
Restava solo sulle gradinate il silenzio solenne
Uniforme
Di qualche vago rumore di fondo
A ricordare
Quello sprazzo di speranza
Abbozzato per incanto dall’arco dell’iride nel cielo
E quella flebile luce
In fondo alla radura
Che ancora
Ostinata
Illuminava il sentiero del monte

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