
Barconi (2009)
Carcasse del mare
Sbilenche figure di ferro
Incrostato di ruggine antica
Relitti arenati sulla sabbia
sospinti dalla furia del maestrale
barconi ricolmi di disperati
mi viene di pensare all’eterno ingrato destino dell’uomo
dietro quel buio insistente dell’anima
dietro il tepore ingrato del benessere
si perdono gli sguardi di milioni di persone
ci sentiamo ancora tutti
strappati via dalla propria casa
dai ciottoli di quella strada dietro la cattedrale
dal quel campo di granoturco
prima dei boschi in riva al fiume
in cerca di un futuro diverso
quante vite intrecciate e disperse nella geografia del pianeta
pareva fossero storie indietro nel tempo
odori distanti e dimenticati
valigie allineate sulle fredde banchine
dell’inverno padano
vecchie locomotive sbuffanti
nei nebbiosi vapori dell’alba
fischi amari di addio
carrozze di un marrone tutto uguale
piroscafi alti come grattacieli
insinuati nei porti della grande promessa
neanche il tempo di pregare
invece anche oggi
la miseria
le guerre
la fame strappano le radici
di questa gente come noi
senza fatica dalla sabbia infuocata del deserto
hanno gli occhi sbarrati
tante domande inespresse
le membra tremanti di paura e di rabbia
qualcuno ha dei bambini fra le braccia
altri solo la rassegnazione e la speranza
in mezzo talvolta
poche intrepide donne
e tante lacrime asciugate dal vento
anche le briciole potrebbero bastare
ma il nostro mondo continua a consumare
il superfluo
e a dimenticare quel viaggio di una volta
lontano nel tempo
che ci ha portato qui
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