
Gli altri siamo noi
di Giorgio Bongiorno (2009)
Chiedono agli altri di non morire bambini
Di continuare a vivere almeno fino a domani
Gli altri siamo noi
Inondati dal falso e temporaneo tepore del benessere
Dalla nostra arrogante civiltà usa e getta
Dal nostro sottile e brutale egoismo
Se solo per un momento potessimo
guardare il profondo di questi occhi
Colmare questi piatti troppo spesso vuoti
Con gli avanzi della nostra cena
Strappare un sorriso come fossero nostri figli
Vincere l’ignoranza e la miseria
Dei ghetti metropolitani
Gli altri siamo noi
del mondo cosiddetto
Sviluppato
Quelli che cambiano automobile come i vestiti delle stagioni
Gonfiano a dismisura le loro pance nei convivi
Sperperano fortune al gioco
offrono le briciole del loro lauto pasto
E talvolta neanche quelle
Per accomodarsi un poco la coscienza
Loro
Senza vestiti
A piedi nudi
Assediati nella vergogna della giungla
E nelle tristi distese di baracche delle bidonville
Dai rigagnoli maleodoranti
E da cataste di rifiuti
Ci guardano con quegli occhi
Imploranti
Non sanno cosa siano i giocattoli dell’infanzia
Cosa sia la gioia
Cosa sia il rancore
Cosa sia la speranza
chiedono solo
di accompagnarci nell’umana processione
di questo viaggio
cercano un riparo dalle intemperie
un sollievo dai parassiti
un rimedio dalle malattie
una tregua dalla sete
sognano angeli alati che li allontanino
da questa terra malvagia
oltre queste nuvole grigie
e li portino in cielo
nei feraci e infiniti domini del grande Padre
con la dignità
delle anime

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