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domenica 23 gennaio 2011

Fumi di nebbia di Giorgio Bongiorno

E' strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.
(Hermann Hesse)

Un fascino velato di malinconia
Di angosciato silenzio
Dissolve ragnatele di speranza
Si  perde ovattato lo sguardo curioso
Lontano dalla menzogna
Dalle forme consuete del mondo
Dalle cose che continuano ad esistere
Aiuta a nascondere pensieri vaganti
Ingoia  disperati voli d’uccello
Atterrisce
Evoca note trafitte da gelidi lamenti
Immagini di sogno galleggiano rade
Sul pendio della collina
Passanti solitari
Accecati dal buio
Gelido bagliore
Svaniscono in fondo al viale
Memorie antiche di un passato sfumato
Nelle tenebre dell’oblio
Sogni indistinti
Grigi colori
Vagabondi  sulla  soglia dell’ignoto
L’anima stanca
Riposa  
Avvolta dalla nebbia
Sorella  
Dell’inganno del giorno che se ne va





L’ultima pioggia di Giorgio Bongiorno

Abitudine di colori travolgenti
Bagliori accecanti
Storie sempre nuove
Di angoscia ed euforia
Intrecciate a rivoli di leggenda
Falene innamorate del sublime profumo del giardino
Nella tersa primavera delle corolle
Pellegrino di lontani deserti
Esìli dorati
Compagni  dell’ andare vagabondo
Di  questo eterno abbandono
Di questa  tenace fibra del viandante
Senza indizi  del  mesto ritorno
Al silenzioso scorrere delle chiatte
Sulla  severa ansa del fiume
Al sorriso dei renaioli  
Ai pioppi  dei giochi fanciulli
All’arida fossa della golena
Sono arrivato  straniero con il buio della sera
Fra gente diversa
Anche le case
Diverse
I tetti rifatti di pietre malinconiche
Senza gli amici di un tempo
Persi in quella danza fra gli oceani
Ignari del mio lungo viaggio
Solo
Altero  
Con l’orgoglio affaticato del pioniere 
Calpestavo  
Con passi incerti
La  strada lucida dell’ultima pioggia

lunedì 3 gennaio 2011

Uomo libero,
sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio:
contempli l'anima tua
nell'infinito srotolarsi
della tua onda
Charles Baudelaire

Nostalgia di mare                  di Giorgio Bongiorno (2011)

Nostalgia di mare
Di quella piana blu adagiata sul cielo
Pura
Profumata
Senza  confini
Di quell’aria limpida
Imbevuta di schiuma
Inondata di sole
Desiderio
Di   toccare la sabbia calda
Di leggere i disegni  umidi della battigia
Giocare  con le grandi conchiglie della riva
Come si faceva da bambini
Appressandole all’orecchio
Sentire  l’eco
Dei rumori della risacca
Delle  cantilene  di antichi pescatori
Di quei lamenti di isole remote
Dei richiami del figlio di Nettuno
Bello e generoso
Dell’allegra euforia della festa
Volare insieme ai cormorani sulle ali della brezza
Sfiorando riccioli ed anelli di flutti
Ammirare l’intreccio di quelle vele ricamate sull’orizzonte
Voglia di accennare  vecchie nenie ristoratrici
E di tuffarmi come fa la pioggia nei giorni d’autunno
Diventare acqua
E riemergere mondo di tutte le inutili pene della terra
Languida
Assetata di luce
Rivivere il ritmo fulgente di quei tramonti infuocati
Solenni   
La struggente geometria dei tuoi colori
E il concerto di quei lunghi silenzi
Che mi sono rimasti dentro
Nell’oasi più  celata dell’anima


domenica 2 gennaio 2011

Fuochi d'artificio



Stelle
Girandole
Spaccate fulgide
Fiamme  fatue
Lampi vagabondi
Isterici bagliori nel buio della notte
Vanno a spegnersi
E adagiano code fumanti nei boschi della collina
Etereo
Profumato d’incenso
Magico e leggero è il sospiro della festa
Tenue il soffio dell’anima  
Fiori di fuoco sfavillano
Ed esaltano la mia altera solitudine
Coltivata con orgoglio insistente
Nel  nobile gelo di questo magico inverno
Tuonano finti temporali dipinti nel cielo
Colorato di iridata euforia
Il tempo se ne va
Inesorabile
Misura dei fragili
Sfumati confini della vita  
Insieme  alle ultime scintille  
Lascia attimi crepitanti di intrepida follia
Sprazzi ebbri di luce
Come fanno i sentimenti
Gli amori
Le guerre
I tormenti e
Le passioni del mondo


Cielo di gennaio                     

Riluce di tenue speranza
Questo  limpido cielo di primo gennaio
Chiese  profanate dalla rabbia di secoli
Difficile voglia di vivere
Di sognare altri mondi
Con il sangue alla gola
Scoppiano vacui bagliori di menzogna
Araldi cupi
Di turpe
Malvagia umana ferocia
Si muore come  sempre
Colpiti da schegge di fuoco
Si giace esanimi
Gelide salme nel deserto dello spirito
Nell’insistente
Fantasma  della guerra
Effimeri sciami luccicanti di meteore
Sfidano l’oscuro schermo dell’eclisse e disegnano l’aria
Come nuvole arricciate dal vento  
Cadono lontano su universi di stelle smarrite
Nell’oceano tempestoso delle galassie
Labili  impronte
Di questa  atroce
Inutile
Millenaria  follia 

Il fiume




Quei tenui colori della pianura
Assonnata e pigra
Nuvole bianche e specchio limpido del cielo
L’icona di quella grande quercia
Gigante verde
A segnare lo scorrere impassibile del tempo
Geometrie di argini interminabili
Possenti  
Boschi  dipinti intorno a
Lanche tranquille e silenziose
Come la gente di qui
Cresciuta poco distante dalle golene
Torno a quegli anni  di fuoco
Dove i prati muoiono nella sabbia delle rive
E le piene sfogano il loro funesto ardore
Risento i tuoni  secchi delle  granate
L’aria imbevuta di polvere
L’odore acre del fumo
E  il pianto  dirotto dei rifugi  
Risuonano aspre
Oltre l’ansa distesa dei renaioli
Voci e di rudi icone  
Aleggiano sguardi scuri di sole e di fatica
Nelle  mie vene si agita quella pace  povera
Sovrana
L’afa d’agosto  celata  nell’anima
L’orgoglio contadino
Geloso insistente bagaglio  di vita
Trofeo di storie semplici
Trascinate  a forza per tutti  i continenti
Dal ponte guardo spesso lontano
Dubbioso  di questa tregua improvvisa
Mi piace spaziare fino all’orizzonte della campagna
E al severo profilo delle torri del borgo
Tra passato e futuro  
Anche la mia acqua
Come il fiume
Lentamente si avvicina al mare