Infuocata dei colori dell’autunno
L’ultimo amore della terra
Prima del lungo letargo del bosco
Dietro casa
Foglie ingiallite che si arrendono alla
Sferza della tramontana
Lamentoso mormorio che rompe
Il silenzio del meriggio
Un’orchestra di luci
Di questo stanco sole d’ottobre
Che ti entra nell’anima
Note malinconiche di una ballata del tempo
La geometria di filari vuoti della collina
Qualche pampino sparuto
L’odore di mosto fra le case
Le cime già bianche intorno
Le pietre ancora tiepide e mute
I canali secchi
La città che sembra dormire
Inebriata di quiete intorno all’antico teatro
E forse la voglia di rallentare questa corsa lacerante
E rientrare in sé stessi
Il grido dell’aquila affamata
Richiama gli ultimi fischi della montagna
Una nuvola di corvi impauriti
Volteggia insieme al tepore del crepuscolo
Si avvicina l’idea di vendetta
Del prossimo scroscio di pioggia
Violento
Insistente
Uggioso
E del gelo sospeso nell’aria
Come il disco nitido della luna
Dopo il tramonto che si avvicina
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