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mercoledì 1 settembre 2010

Il maestro


















Danzavano le note
Trionfanti
Sulle onde increspate del lago
Mentre noi si camminava
Sul bordo ventoso
Dei riflessi annoiati dell’anima
Testimoni ignari
I passanti della fine di questa estate
Colori di costumi forestieri
Partenze verso altre sponde lontane
File in attesa dell’attracco
Immagini come tante
Che si susseguono veloci e scompaiono nel nulla
Antichi inerti commiati dalle cose
Abbandoni rassegnati
Senza l’emozione del distacco
Come se non ci fosse un’altra volta
Come non ci fosse nulla da lasciare
Ad ogni passo
Una sosta
Volevi piegare la sonorità dei corpi
Al soave linguaggio dell’anima
La geometria opaca del pentagramma
Alla logica successione di suoni
Affini
Concomitanti
Nel cuore di ardite tonalità
Mi hai insegnato a riconoscere il confine
Fra arte e cultura
Nella onnipotente visione delle muse
Eppure
Quei navigli bianchi tutti uguali
Continuavano ad alternarsi
Alla stazione
Indifferenti
Al sommo patimento della tua storia
Alle tinte lucenti del tuo sogno
La nobile isola pareva cullarsi regale
Poco distante
Dal profilo dei monti
Chi potrà mai capire il senso
Della tua infuocata passione
Del tuo religioso affanno
Di questo inquieto cruccio
Del profondo disprezzo
Di cupe stagioni ai confini del cielo
Della pena di inutili spartiti
Rimasti in epoche remote
Ardui da far rivivere
Altra gente
Maestro
Altri tempi
Al crepuscolo
Ci hanno accompagnato
L’azzurro cupo dell’acqua
Il ritmo insistente
Del leggero battito d’ali
Di qualche gabbiano
Banchine ormai vuote
E i ricami armoniosi e solenni
Di giochi eleganti
Disegnati da qualche cigno
Sul palcoscenico della riva

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