
Possente
Ieratico
Monumentale
Ostinatamente
Contorto
Resiste
Rigoglioso
Alla impervia scure del tempo
All’incessante danza delle stagioni
Avvinghiato alla furia del vento
Flagellato dalle notti di tempesta
Piegato ma non vinto
Abbracciato intorno a te stesso
Scolpito
In un sommesso stormire di foglie
Meste messaggere dell’umana sofferenza
Testimoni antiche
Dell’ansia del raccolto
Emozione perenne
Delle tenui tinte della masseria
Tronco inerte
Trafitto dal sole
Rinsecchito dalla sete di secoli
Scolpito da antiche ferite
Nodi dell’anima
Ancora intrisa della melodia struggente dei canti del vespero
Rami distesi per l’aria
Quasi a sorreggere il cielo
Forti della fatica contadina
Giunge poco lontano
Silenzioso
Oltre le colline
Il profumo del mare increspato
Attraverso questa terra arida e rossiccia
Generosa
Ammantata
Di amare cortecce
Icona della atavica pazienza dell’uomo
Calice soffuso di fraterna pace
La mia tremula voce
Risuona
Nell’uliveto ormai deserto
Come il lamento degli spettri del crepuscolo
Lo sguardo abbagliato dalla magia di questo tronco inerte
E dalla luna intenta
A colorare d’argento
E di perla
Questo
Sovrumano gemito di chiome lucenti
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