Benvenuti ai pellegrini della parola.....

Parola come emozione, sentimento, ispirazione, sogno, visione, immagine......

Visualizzazioni totali

domenica 10 maggio 2009


Albatros                                  


È  la  danza d’amore dell’albatro

Che richiama planando l’indelebile  segno  

Dell’antica superba chimera dell’uomo

Di aggrapparsi alle salde ali del vento

Sgravato dagli orpelli della carne

Volteggiando

Con la spregiudicata presenza del pensiero

Il  sale dello spirito

E il freno atavico della ragione

Si vedono sciami di uccelli chiassosi

Staccarsi  dagli scogli remoti di oceani lontani

Librarsi Ingenui e impauriti

Esitanti

Ultimi baluardi di questa tersa immagine

Di libertà  che scompare

A poco a poco nei vapori dell’orizzonte

Non ci sono ostacoli nel cielo e nella cornice argentata del mare

Sulla  schiuma del ventaglio di onde verso la riva

Nella struggente infuocata geometria del tramonto

C’è un grido distante soffocato da mille altre voci

Eppure arriva fino alle nostre orecchie

Oltre il velo discreto di questa nebbia mattutina

Quasi come la rugiada  dei prati

Quante volte abbiamo spiccato quel volo assassino

Quante volte siamo caduti  affamati

E ci siamo rialzati soli

In quel cammino arduo ed impervio

Senza mai giungere alla meta

Che pure  pareva tanto vicina

Quante volte abbiamo sognato di andare ancora più in alto

Oltre gli angusti confini delle nuvole

E siamo di nuovo caduti

In quella radura densa di trappole  d’inferno

Quante volte anche noi ci siamo staccati da terra per vagabondare  fra i monti

Accompagnati da una sinfonia di luci accecanti

Dai gorgheggi di un’arpa celeste

Quasi fossero angeli a far vibrare quelle corde

E siamo di nuovo caduti

Relitti abbandonati dall’anima

Qualcuno ha  ucciso la nostra speranza

Senza pietà

Senza rispetto

Ci ha perseguitato senza tregua

Ha fiaccato il coraggio sul  sentiero  della vetta

Eppure spesso ci siamo addormentati nel sogno avvincente

Di  piume leggiere

Lasciate   a spiegarsi nell’aria limpida

Senza mai trovare un approdo

E siamo rimasti ore in balia della brezza

Ad attendere pazienti il chiarore dell’alba

Liberi di schiamazzare intorno

Di fendere gli austeri silenzi della baia

Fino al tiepido incedere  dei primi raggi di sole

Alle scintillanti  perle di luce della bonaccia

Quante volte abbiamo  lasciato

La sponda inerte del grande fiume

E ci siamo fatti trascinare

Dalla corrente  

Come tronchi spezzati 

Dall’uragano

Fino allo specchio di pace  

Della  laguna

Nessun commento:

Posta un commento