Benvenuti ai pellegrini della parola.....

Parola come emozione, sentimento, ispirazione, sogno, visione, immagine......

Visualizzazioni totali

mercoledì 18 marzo 2009


Albero caduto                   di Giorgio Bongiorno (2009)

Forse il peso di tutta quella neve

O gli anni  

Tanti ormai trascorsi a combattere  solitario il vento d’altura

Il sole cocente e il gelo della notte  

Ti hanno fatto cadere

I  tuoi rami riversi sul pendio  

Accarezzano   l’immagine

Del   mesto destino degli uomini

Gli  aghi ancora verdi  di linfa vitale

Colorano 

L’ intenso fascino del sogno

L’incantevole fremito  del primo amore

La luce radiosa

E l’avvincente avventura dei giorni giovani

Ambiziosi intolleranti

Che nulla poteva parer piegare

La gioia di lunghe cavalcate sui prati

L’intenso  profumato sapore  dei boschi

E la corsa

Fino allo stremo delle forze

L’arrogante tenzone  del volo

Dell’anima  

Sospesa  fra cielo e terra

I grigi minacciosi nuvoloni  della vicina tempesta  

Il disprezzo  indomito  delle passioni

L’orgoglio del successo

La fuga nella fantasia

La sferza della delusione

La sete ancora viva di giustizia

L’anelito della pace  

L’arcano  mistero della fede

L’inchino antico della preghiera

All ’oratorio  del sentiero

La sagoma solenne  di un campanile   testimonia da lontano

La tacita  stremata icona   della tua fine

L’aquila veleggia curiosa intorno al  profilo austero del monte

Disegna ampie spirali  sulle vestigia della tua superba figura

E non crede a quel grande tronco piegato

Alla crudele omicida furia  del fulmine

Alla morte  del signore della foresta

Solo il sorgere di mille lune   falcerà queste tue fronde  cadute

E le farà tornare piano alla terra

A incontrare la selva delle radici 

Da cui spavalde come bandiere

Una volta

Ogni giorno  

Sfidavano altere la brezza insistente  del mattino

 


Aigues Mortes                        di Giorgio Bongiorno (2009)

Ai capricci incantati del vento

Ed agli stagni lasciati fra le dune dorate

Dall'azzurro mare del Rodano

Ho affidato il sapore tenue

Della lavanda in fiore

Il profumo del sogno di un tempo

Il tramonto bruciato fra le mura  di  Aigues Mortes

Al cavaliere della crociata lontana e luminosa

Alle navi solenni e festose del rito antico della terra promessa

Ho domandato il perché della corsa dei tori

Delle narici umide e stanche della collera

E ho dipinto coi fenicotteri rosati

Il volo lungo degli angeli gitani

Lo sguardo tenero della

Nostra Signora dei Sabbioni

La fortezza del porto

Ancora alta sulle lame saracene

E i fiori eterni della marina

La torre  guarda l'orizzonte altera

Attraverso arcate solenni i penitenti bianchi

Salutano i cavalli liberi di Camargue

Gli sparti  duri figli della sabbia

Nella nebbia del mattino

Disegnano gli archi slanciati

Con  il galoppo dei guardiani verso la ferrata 

La salamoia fra i canneti del sole

E i giardini scintillanti e discreti

Accarezzano le onde increspate della laguna

Di giorno si aspetta la settima luna

La festa della coccarda

Il sibilo del cigno elegante e solitario

E l'ultimo  dolce sospiro dei colori tersi dell'estate

 

sabato 14 marzo 2009


Barconi                  (2009)

Carcasse  del mare

Sbilenche figure  di ferro

Incrostato di ruggine antica

Relitti arenati sulla sabbia

sospinti dalla furia del  maestrale

barconi ricolmi   di disperati

mi viene di pensare all’eterno ingrato  destino dell’uomo

dietro quel buio insistente dell’anima

dietro il tepore ingrato del benessere  

si perdono gli sguardi di milioni di persone

ci sentiamo ancora tutti

strappati via  dalla propria casa

dai ciottoli di quella strada dietro la cattedrale

dal quel campo di granoturco

prima dei boschi in riva al fiume

in cerca di un futuro diverso

quante vite intrecciate e disperse nella geografia del pianeta

pareva fossero storie indietro nel tempo

odori distanti e dimenticati

valigie allineate sulle fredde banchine

dell’inverno padano

vecchie locomotive sbuffanti

nei nebbiosi vapori  dell’alba

fischi amari di addio

carrozze di un marrone tutto uguale

piroscafi alti come grattacieli

insinuati nei porti  della grande  promessa

neanche il tempo di pregare  

invece anche oggi

la miseria

le guerre  

la fame  strappano le radici

di questa gente  come noi

senza fatica  dalla sabbia infuocata del deserto

hanno gli occhi sbarrati

tante domande inespresse

le membra tremanti di paura e di rabbia

qualcuno ha dei bambini fra le braccia

altri solo la rassegnazione e la speranza

in mezzo talvolta

poche intrepide donne

e tante lacrime asciugate dal vento

anche le briciole potrebbero bastare

ma il nostro mondo continua  a consumare

il superfluo

e a dimenticare quel viaggio di una volta

lontano nel tempo

che ci ha portato qui