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martedì 30 novembre 2010

Routine




C'è sempre nell'aria
Questo insistente battito d'ali
Leggero
Instancabile araldo del quotidiano torpore
Il volo di tutti i giorni
Sui palazzotti di periferia
Nell'intreccio di pali e tralicci
Conficcati a caso
Nella pianura nebbiosa
Cose sparse
Parole ripetute alla noia
Gli stessi volti increduli
Maschere nude allineate sul marciapiede
Di una stazione qualunque
Selciato interminabile e pigro
Pieno di gente uguale
Assedio di corpi chiusi
Nel pallore arido della carne
Appena sfiorata dalla corsa
di uomini che sfuggono alla geometria
Banale del giornaliero
Anche le emozioni si vestono
Da futili episodi sullo schermo della vita
Sfumature di miseria dello spirito
Fiori appassiti di un giardino inanimato
Profumi diffusi nell'aria
Colori che nascono vigorosi e lucenti
Al mattino
Per morire insieme al sole del tramonto
Soffio sublime di sentimenti
Folate di desideri
Come aliti di libeccio nella afosa calura dell'estate
Anche le passioni si spengono adagio
Fuochi fatui di storie disordinatamente uguali
E l'amore si lascia evaporare di nostalgia
Scomparendo a poco a poco
Sul palcoscenico
Dietro una fila di vetrine vuote
Del consueto sipario liberatore
Nemmeno l'ombra
Di tutto quell'assordante
Intrepido rumore
Nessuna traccia
Solo un mare di silenziose agonie
Schiume ondose di rimpianti
Che si frangono sugli scogli della riva
O su grandi umide spiagge
Ricamate dalla risacca
Di tutte quelle grida eccitate
Solo una eco lontana
Che si perde
Smarrita
Negli ignoti vortici
Degli abissi del tempo

sabato 13 novembre 2010

Noce spoglio

















Svelano l’azzurro limpido del cielo
Questi rami stanchi del noce
Abbaiano i cani lontano
Nelle masserie
Il giorno radioso avanza inesorabile
E lieto
Poche intrepide foglie
Resistono ancora alle raffiche
Dello scirocco di questo tiepido novembre
Impronte di pensieri che tardano a lasciare
Il brusio della brezza del sogno
Nella lieve foschia che esala dalla terra ancora umida della notte
Oltre la chioma spoglia non c’è
Che l’orizzonte della umana speranza
Niente confini tracciati dal pacato scorrere dei fiumi
Niente orizzonti
Sulla linea distesa del mare
Ma immensi spazi di bagliori lucenti
Non c’è l’ambigua
Traditrice traccia del tempo
Ma un messaggio di tanti mondi diversi
Infinitamente distanti
Lontani ricordi
Cullati nell’aria tersa
Seguono a passo lento
Silenziosi
Verso il ferace letargo dell’inverno
Il fruscio delle mie illusioni
Profuma di nostalgia
Il sospiro tenue dell’anima

lunedì 8 novembre 2010

Lo specchio














Lo specchio dell'esistenza - Elio De Luca 


Questa gelida ossessione dello specchio
Illumina lo sguardo fisso
L’ansia struggente
Della dolce bambina del sogno
La neve riflette l’azzurro del cielo
Come schiuma di luce sulla spiaggia della vita   
Gli alberi imperlati di rugiada
Ascoltano   
Nobili scudieri della solitudine
La voce lieve
Di questi grandi occhi incantati
Testimoni ignari
Offerti come linfa risanatrice
Alla vuota  magia dell’esistenza
La madre
Solenne sacerdote della famiglia
Congiunge  le mani
Nell’antica preghiera della pace
Scorre il crudo messaggio
Della distanza dei corpi
Nell’opaco  dialogo di figure
Attente al  crudele disagio di anime
Serene
Intatte
Immobili ancelle
Del  muto anelito degli angeli
Nel sacro  affresco della casa  
Fedeli eterni custodi
Dell’estremo
Infelice tradimento della carne



Aquile sopra casa


Volano agili sopra il bosco
nel mio angolo di cielo
limpida cornice 
di questo freddo giorno d'autunno
ali possenti
inviolate
danze magiche
nel prezioso scrigno degli angeli

ancelle  di intrecci flessuosi nel vento
oltre i bianchi profili  delle vette
come vorrei
poter dipingere
da artista improvvisato 
questi colori sgargianti
questi silenziosi spazi
lasciare  alla terra il peso di questo

mio fragile corpo
levarmi spavaldo con i tenui pensieri dell'anima
abbandonare tutti questi poveri rimpianti
stracci distesi su un lungo filo
ai bordi
del  sentiero impervio  della nostalgia
questa sete insoddisfatta di memorie
queste lontane grida giocose
ricordo antico di gioie bambine 
questi lamenti soffocati
ancora intrisi di passione
cantare le lodi di questa celeste armonia
e volteggiare
così libero
ai confini del tempo
 
in alto con le aquile
nell'aria sempre più tersa e sottile



Pareva fosse amore

Pareva fosse amore
Quel lontano tramonto d’autunno
Sul molo ancora ebbro
Del tepore del giorno  
Quasi un ponte disteso  sulla piana increspata del mare
Sentivamo sulla pelle
Ancora calda  
La fragile carezza del vento
Nei nostri occhi vagabondi
L’incalzare minaccioso di quelle nuvole grigie
Accovacciate sul  profilo dell’orizzonte
Testimoni di parole vuote
Frammenti di espressioni
Indifferenti
A quel prezioso angolo di cielo
Difficile ricamare di gioia il crepuscolo
Così vicino al buio della sera
Ricordo le tue mani stringere forte
Quel brandello di vita  
E il  tuo vorace
Avvolgente sorriso
Catturare  l’ultimo volo dei cormorani della baia
Forse è la lente del tempo
A  tingere  di passione
Quei colori sbiaditi dalla memoria
Forse un poco di polvere
A sbiancare le barche della battigia
Forse lo spicchio limpido di luna
Compagno della notte  
Ancora racconta  quella storia
Pareva fosse amore