
Sarà quello dell’anima
Il prossimo vero deserto
Sarà il destino di quella sabbia fine
Suolo senza seme
Lontano dai secoli della memoria
Macinato dalla frusta insistente dello scirocco
Inondato da lunghe notti di solitudine
Eco di una voce distante
Soffocata dal sole infuocato dell’inferno
A bruciare la pelle della coscienza
A riempire i nostri giorni
Saranno
Quei silenzi solenni
Sovrumani
La folle corsa verso l’ignaro confine del tempo
L’intreccio di sublimi geometrie
Sospese fra terra e cielo
Di ombre delicate ed austere
Inesorabili e mutevoli
Che accarezzano l’eterna monotonia delle dune
A farci dimenticare tutto della verde epopea della foresta
Del crepitio di cascate spumeggianti
Dell’intenso profumo degli alberi
Sarà l’icona di una palma solitaria
Unico smarrito monumento
Simbolo dell’umana sopravvivenza
Ad accompagnare il nostro trepido naufragio
A lenire il dolore cupo dell’abbandono
E quell’ora
Non lontana
Sarà la calca della grande fuga
Senza il respiro della speranza
In cerca del ristoro
Dell’oasi
Di quella sorgente
Arido rigagnolo di emozioni perdute
Appena sussurrate
Traccia affollata di grandi passioni
Di piccoli tormenti
Miraggio di teneri rimpianti
Visioni infrante negli opachi riverberi dello spirito
Inni di gioia limpida
Lasciati inerti ai bordi del cammino
E svaniti
Lentamente insieme alle note della vita
Sarà quello dell’anima
Il prossimo vero deserto
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